PRESENTAZIONE

Budrio è un antico comune della pianura padana e cioè di quell'antica Italia che, tracciata la via Emilia, la colonizzazione romana organizzò razionalmente sulle coordinate della centuriazione. Sono passati secoli, quasi due millenni, da allora, e il senso del luogo si lega oggi ancora, in piena civiltà del progresso (?), al senso dell'esistenza. Non si tratta soltanto di nostalgia oppure di un sentimento cedevole del passato come compiacimento dell'età adulta. C'è di più, di meglio dentro questo senso di identità che in fondo ogni italiano si porta dietro come una vera qualità, incomparabile al ritratto che di se stesso riesce a dare un cittadino del resto d'Europa, o addirittura della lontana America. Nel 1922, Julius von Schlosser, un famoso studioso e storico austriaco, della scuola di Alois Riegl e di Karl Vossler, scrisse e stampò un libro dedicato alla Kunstliteratur, e cioè alla letteratura dell'arte. Si trattava della letteratura cosiddetta minore, municipale o campanilistica; la letteratura delle biografie locali, delle narrazioni civiche e soprattutto delle guide, dei ciceroni, delle istruzioni per vedere e conoscere le nostre città. L'edizione italiana, che è di dieci anni dopo, fu molto fortunata e a buona ragione. In fondo, leggere la Kunstliteratur è come incidere sul corpo dell'Italia storica una conoscenza profonda. Si tratta di uno di quei libri, per intenderci, che, come Le Pietre d'Italia di Nicolo Rodolico, ci consegnano del nostro paese un ritratto fisico e materiale, colorito e gremito di eventi oggettivi, ricco di virtù che dalla terra e dalle sue caratteristiche vanno a collocarsi tra le mani dei cittadini. Si tratta insomma di libri che fanno conoscere meglio la comunità italiana, quel grumo forte e incorruttibile che si riconosce nello spazio del municipio romano, della parrocchia cattolica, dell'insediamento moderno che, da quelle prime linee, non si è molto discostato. Perché tante parole per girare attorno ad un argomento, che è rappresentato dal recupero e dal restauro della suppellettile e della pala della chiesa di Sant'Agata a Budrio? Ma perché nessuno potrà mai capire, diversamente, che la volontà che ha guidato l'associazione libera dei cittadini è una volontà che nasce sul terreno fisico degli affetti e delle consonanze, sui passi che, generazione dietro generazione, i cittadini conducono sulle pietre della città. Le "belle pietre" della patria, come le ricordava in modo struggente Dante in esilio. Questa volontà non ha dunque nulla dell'effimero, del casuale, dello spettacolare di cui si vestono molte attenzioni dell'ultimo decennio. Le cause della nostra coesione ammirevole vanno ricercate altrove, più lontane, più incarnate. Si tratta, una volta ancora, del senso comune del luogo e dell'esistenza. Del sentimento forte della comunità italiana, che la libera associazione dei cittadini conduce avanti, verso il futuro, con una fiducia purtroppo altrove sconosciuta. In questo modo, il restauro di un quadro è testimonianza di civiltà.

Andrea Emiliani

Soprintendente ai Beni Artistici, Storici e Culturali di Bologna